
WHISTLEBLOWING
Entra in vigore a dicembre la cosiddetta direttiva whistleblowing, una norma che obbliga le aziende a dotarsi di strumenti per permettere di denunciare in maniera anonima violazioni e comportamenti scorretti.
Con il termine whistleblowing si definisce la rivelazione spontanea di un dipendente (il whistleblower, per l’appunto) in merito a irregolarità del quale è stato testimone – come minacce, frodi, episodi di corruzione o inside trading – sul luogo di lavoro. Il whistleblowing è quindi un’azione che da un lato consente di smascherare azioni e comportamenti illegali e/o violazioni, dall’altro permette di tutelare le aziende e le sue persone portando all’attenzione comportamenti scorretti al fine di correggerli e/o bloccarli..
Si tratta di un decreto legislativo che rappresenta sì un obbligo, ma anche – e soprattutto – una enorme opportunità per le aziende. Queste ultime, infatti, una volta dotatesi della soluzione per le segnalazioni anonime, avranno la possibilità di:
- Tutelare la propria reputazione, stroncando sul nascere comportamenti in grado di rovinare l’immagine pubblica dell’impresa. Per consolidare la brand reputation servono anni, ma per metterla in serio pericolo basta anche un singolo episodio.
- Favorire il benessere dei dipendenti e creare un ambiente di lavoro più sereno. La presenza di un sistema per le segnalazioni anonime consente infatti di arginare comportamenti e azioni che ostacolano la crescita e il coinvolgimento del personale.
- Promuovere la trasparenza all’interno dell’impresa, diffondendo una cultura aziendale positiva ed etica. Un’azione che contribuisce non solo a fortificare la fiducia dei dipendenti, ma anche quella di clienti e azionisti, verso l’azienda.
- Individuazione rapida dei problemi e di quelle pratiche che possono essere dannose dal punto di vista finanziario. In questo modo è possibile affrontare eventuali criticità prima che la situazione si aggravi e comporti danni più ingenti.
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